martedì 2 novembre 2010

L’asso di spade

Matteo Tagliariol fotografato su L’Uomo Vogue, ottobre 2009
In auto verso Milano, di ritorno da una seduta di rifinitura in quel di Parma, il campione olimpico di spada Matteo Tagliariol (trevisano, classe 1983), fa il punto sull’imminente campionato mondiale di Parigi (4-13 novembre).
L’Uomo Vogue: Ci dai le tue sensazioni della vigilia? Miri diretto all’oro o hai il podio come obiettivo minimo?
Matteo Tagliariol: «Direi che da un paio d’anni non mi sentivo così bene. Non sono scaramantico, mi sento di dire, come feci alle Olimpiadi, che punto all’oro. Poi, si sa, nel nostro sport ogni match vede due atleti di fronte... Ma se si trattasse, per assurdo, di una prova sui 100 metri piani e mi sentissi così, ti direi: “Vinco io!”. E c’è anche il fatto che al momento sono al quarto posto nel ranking mondiale. Ci tengo tanto e visto che vengo dall’argento dell'anno scorso, anche un terzo posto mi farebbe perdere punti preziosi».
L’U.V.: Quante ore al giorno ti allenavi nel ritiro di Formia? E ci sono metodi mirati sulle varie specialità, o addirittura sui singoli atleti?
M.T.: «La preparazione per le tre armi è simile, con qualche variazione dovuta ai movimenti più ricorrenti nella specialità. Piuttosto differenti, invece, i carichi di lavoro per i singoli perché si parla di caratteristiche fisiche e tecniche diverse».
L’U.V.: C'è un avversario che vorresti incontrare soltanto in finale?
M.T.: «La spada è la specialità con più concorrenza: le altre armi vedono gare con 60 concorrenti, mentre noi siamo anche in 170, con 40 possibili vincitori. I tre più insidiosi per me sono il francese Lucenay, l’ungherese Boczkó (la mia bestia nera) e il coreano Jung».
L’U.V.: Dunque il concetto di “bestia nera” è reale e va oltre il caso, o sono scaramanzie?
M.T.: «Certo. Nel tempo l’avversario in questione si può esorcizzare, di solito finisco per riuscirci. Il termine indica qualcuno che, pur non essendo per forza il migliore, o migliore di te, ha caratteristiche tali da adattarsi meglio di altri alle tue. E c’è da dire che, eliminata una bestia nera, può capitare che ne spunti un’altra, magari molto diversa dalla precedente».
L’U.V.: Come vivi le ore precedenti una gara come quella che ti attende a Parigi?
M.T.: «Sono fin troppo tranquillo. A Pechino, per esempio, il mio maestro doveva portarmi via quasi di peso dai giornalisti, con cui mi trattenevo volentieri. Essere calmo mi aiuta, ma aveva ragione anche lui: non bisogna esagerare e io ho in effetti bisogno di qualcuno che mi aiuti a isolarmi un po’ per concentrarmi al meglio».
L’U.V.: Quale l’arma azzurra più forte? E quali singoli prevedi, nella tua sfera di cristallo, con l’oro al collo?
M.T.: «Punto su fioretto e spada maschile. Vuoi due nomi “sicuri”? Sulla Vezzali mi giocherei tutto, ma mi aspetto un primo posto anche da Baldini. E non certo perché è un mio caro amico». di Sergio Maggio

Il blog di Matteo Tagliariol

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