giovedì 4 novembre 2010

Jason Moran and The Bandwagon

Jason Moran e Alicia Hall Moran fotografati su L’Uomo Vogue, ottobre 2008
Milano fatica a costruire un panorama jazzistico auto-sostenibile e ribollente; poche le eccezioni: Blue Note, La Salumeria della Musica, la serie Aperitivo in Concerto del Teatro Manzoni. Proprio al Blue Note settimana prossima va in scena una bella doppietta. Il 10 novembre vi suona l’ottimo Robert Glasper: ne parleremo più avanti. Per ora, focus sull’11 novembre quando in Via Borsieri approda un altro pianista, Jason Moran, 35enne texano trapiantato a New York, dove vive con la moglie, il soprano Alicia Hall Moran, e i loro gemelli. Col bassista Tarus Mateen e il batterista Nasheet Waits forma il trio The Bandwagon, che propone un jazz intelligente e contemporaneo. È tra i 23 “creativi eccellenti” premiati con una MacArthur Fellowship. Mai pedante, mescola politica, educazione civica, filosofie pittoriche, oltre alle riletture a volte oblique dei sound più disparati (dal funk al gospel all'opera). Ha innumerevoli album all’attivo, progetti multimediali, collaborazioni con performance artists. Gli abbiamo parlato a pochi giorni dalla data milanese.
L’Uomo Vogue: Ipotizzo che il cardine del tuo concerto sarà “Ten”, l’album che celebra il decimo anniversario di The Bandwagon e che l’etichetta Blue Note ha pubblicato da poco: è così? Con che criterio metti insieme le tue scalette? 
Jason Moran: «Gran parte delle nostre esibizioni di questo periodo è dedicata a Ten ma abbiamo anche in programma brani come “Ice cream castles” di The Time e “Blessing the boats” di Alicia Hall Moran. Il nostro repertorio non è mai preconfezionato, le decisioni le prendiamo mentre suoniamo.
A volte capita che scegliamo una traccia di molti anni fa, semplicemente perché
ci balena in testa in quell'istante: in ogni momento dobbiamo essere in grado di ricordare qualunque pagina del nostro canzoniere. Il tempo passa, il nostro vissuto di terzetto si arricchisce ed è naturale riflettere sul passato. Il nostro sound è contemporaneo ma la storia ne è parte integrante, prova ne sia che continuiamo a suonare brani di Andrew Hill, Bert Williams, Jaki Byard».
L’U.V.: Consigli l’ascolto di un determinato tipo di musica a chi si vuole preparare per un concerto jazz? 
J. M.: «Credo che l'unica cosa che può prepararci alla complessità delle suggestioni di un concerto jazz sia ... la vita. Duke Ellington alla domanda “Che tipo di musica ascolta?” ha risposto: “BUONA musica”. Ecco, agli spettatori chiedo di ascoltare della buona musica che si accordi col loro stile di vita. Ma se proprio dovessi consigliare una selezione includerebbe l’aria “When I am laid in Earth” (da "Dido and Aeneas" di Henry Purcell, ndr) cantata da Leontyne Price; “Ice cream castles”, scritta da Prince negli anni 80; “House party starting”, eseguita da uno dei piano trio migliori di sempre (Herbie Nichols al piano, Max Roach alla batteria e Al McKibbon al basso, ndr)».
L’U.V.: Sostieni che la scena jazz a New York sembra essere ringiovanita rispetto a qualche anno fa. Quali i motivi? Quali altre città europee sono più ricettive al tuo genere? 
J. M.: «A Brooklyn e Downtown sono spuntati molti piccoli spazi per la performance e avere più location per l’esibizione ha generato uno stato di attività costante che stimola la creatività. Quelli della mia generazione si sono finalmente ritagliati un loro spazio nel mercato del jazz e anche lo stile del giornalismo è cambiato, soprattutto grazie a strumenti come Facebook e Twitter che facilitano la condivisione di musica e opinioni; non si ha bisogno di una recensione sul New York Times per essere considerati “degni”; lo stesso New York Times ora ha ben due critici di jazz e ci dedica un’ampia copertura. La situazione sul Vecchio Continente? Parigi, Londra, Barcellona e Amsterdam sono le più jazz-oriented; i miei club preferiti sono Bimhuis (Amsterdam), A-Trane (Berlino), New Morning (Parigi)».
L’U.V.: Cosa ti aspetta nell’immediato futuro?
J. M.: «Sto preparando un party con musica di Fats Waller, remixata, con la collaborazione di Meshell N’degeocello: ci sarà solo un'immensa pista da ballo e il pubblico verrà per scatenarsi, proprio come si faceva in origine nelle sale da jazz. Nei prossimi mesi lavorerò al progetto “Dialect of the American”: userò registrazioni di gente comune che usa slang e le trasformerò in una performance da 25 minuti con The Bandwagon e la partecipazione di Alicia Hall Moran e della chitarrista Mary Halvorson. E penserò a un modo di portare The Bandwagon in giro per l’America rurale, specialmente negli Stati del sud: ci esibiremo gratis, dove non abbiamo suonato quasi mai».
L’U.V.: Sotto Obama, il 1600 di Pennsylvania Avenue sembra essere tornato a essere quella “White House for the people” che si conosceva sotto Carter e Clinton, con un’agenda fitta di iniziative per il pubblico; molte hanno coinvolto artisti, anche jazzisti: credi che questo abbia dato una spinta al genere?
J. M.: «Direi piuttosto che ha fatto sentire noi artisti più accettati. Diversi miei amici si sono esibiti per il Presidente e so che gli Obama hanno selezionato per la loro residenza il dipinto di un mio amico, Glenn Ligon. È presto per dire quale sarà il beneficio a lungo termine, ma credo che l’esempio di un Presidente che ama la musica e l’arte e le promuove attivamente ispirerà la coscienza culturale del pubblico intero».
L’U.V.: La Casa Bianca sarà anche più “accessibile” ma il risultato delle elezioni di Midterm è indice di una distanza che si è venuta a creare tra gli elettori e il Presidente.
J. M.: «L’America è un insieme di realtà molto diverse tra loro e queste elezioni ce l’hanno ricordato piuttosto brutalmente. Il quadro è complesso: a caldo e senza essere “sul posto” (ora mi trovo in Europa) dico che l’ignoranza da cui è scaturito questo risultato è il frutto di un’abile opera di persuasione - ai miei connazionali piace ripetere di essere di larghe vedute, ma in quest’istanza hanno dimostrato di seguire il gregge». di Laura Lazzaroni

Per informazioni e biglietti:
Blue Note
Via Pietro Borsieri, 37
Milano

www.bluenotemilano.com

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